mercoledì 27 luglio 2016

Forteto, la relazione della commissione d’inchiesta oggi in aula. Mugnai (FI): «In questo dramma tutte le istituzioni e la Toscana che conta hanno di che vergognarsi per decenni. Ciò non cancella, ma è utile»



«Nessun ‘grande vecchio’, dietro la vicenda Forteto. Nessun burattinaio malefico che deresponsabilizzi tutti gli altri, tutti noi. No, la cosa per il Forteto è più complessa. Il ‘grande vecchio’, in questa storia, è il contesto di un sistema culturalmente e politicamente chiuso. Oggi noi, approvando una risoluzione non necessaria ma in questo caso utile e difficile, politicamente, anche per la maggioranza, diamo un messaggio ai nostri bambini e ai bambini di allora. Un messaggio di giustizia, di riconoscimento istituzionale, di onestà intellettuale e risarcimento morale che non cancella, ma resta ed è giusto così. Perché è evidente che tutte le istituzioni toscane, tutta la Toscana che conta ha di che vergognarsi per questa vicenda per decenni»: ogni volta che parla di Forteto rabbia e indignazione fanno nodo nella gola del capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Stefano Mugnai. E’ accaduto anche oggi, durante l’intervento nell’aula dove ancora in questi minuti si sta consumando il dibattito sulla relazione conclusiva della commissione regionale d’inchiesta sulle responsabilità politiche e istituzionali che hanno consentito al dramma dei minori al Forteto di svilupparsi per oltre trent’anni.

Oltre ad aver fatto parte di questa ‘Forteto bis’, nella scorsa legislatura Mugnai è stato presidente della prima commissione regionale d’inchiesta sugli affidi al Forteto, quella che ha scoperchiato il pentolone di maltrattamenti e abusi nella comunità-setta. Sono gli stessi maltrattamenti e abusi per i quali la corte d’appello di Firenze ha confermato, solo poche settimane fa, le condanne sentenziate lo scorso anno in primo grado. Il contesto, dunque, è il ‘grande vecchio’ in questa tragedia secondo Mugnai: «In Toscana, è inutile nasconderselo, prima che una normalizzazione politica è avvenuta una normalizzazione culturale. Questo non significa che questo contesto abbia prodotto in Toscana solo abomini. No certo. Ma questo sì. Perché al Forteto i bambini non nascevano lì: ci venivano mandati dalle istituzioni. Il ‘contesto’ è un concetto importante, e si lega a un altro concetto: il conformismo».

«L’interesse sì, ok, poteva essere far la spesa gratis, il giardinaggio gratis, la mano d’opera… ma non è questo il peggio. Il conformismo è il fatto grave: la difficoltà di mettersi di traverso rispetto all’opinione comune. Il lavoro della commissione è stato importante perché ha messo a fuoco questo. Il che non significa buttare via tutta la Toscana e la sua storia. Tutt’altro. Anche sul commissariamento: la cooperativa oggi esiste, le lancette indietro su come è cresciuta non si possono mettere. Oggi c’è ed è una realtà produttiva importante. Va tutelata, ma non così come è oggi in mano alla setta. Il Forteto è una setta. Fiesoli si faceva lui chiamare ‘Il Profeta’, non noi. L’invocazione del commissariamento della cooperativa è un atto politico forte, vero, ma va nella direzione di tutelare la cooperativa sfilandola alla setta». 

Nessun commento:

Posta un commento