«Nessun ‘grande vecchio’, dietro la vicenda Forteto. Nessun burattinaio malefico che deresponsabilizzi tutti gli altri, tutti noi. No, la cosa per il Forteto è più complessa. Il ‘grande vecchio’, in questa storia, è il contesto di un sistema culturalmente e politicamente chiuso. Oggi noi, approvando una risoluzione non necessaria ma in questo caso utile e difficile, politicamente, anche per la maggioranza, diamo un messaggio ai nostri bambini e ai bambini di allora. Un messaggio di giustizia, di riconoscimento istituzionale, di onestà intellettuale e risarcimento morale che non cancella, ma resta ed è giusto così. Perché è evidente che tutte le istituzioni toscane, tutta la Toscana che conta ha di che vergognarsi per questa vicenda per decenni»: ogni volta che parla di Forteto rabbia e indignazione fanno nodo nella gola del capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Stefano Mugnai. E’ accaduto anche oggi, durante l’intervento nell’aula dove ancora in questi minuti si sta consumando il dibattito sulla relazione conclusiva della commissione regionale d’inchiesta sulle responsabilità politiche e istituzionali che hanno consentito al dramma dei minori al Forteto di svilupparsi per oltre trent’anni.

«L’interesse sì,
ok, poteva essere far la spesa gratis, il giardinaggio gratis, la mano d’opera…
ma non è questo il peggio. Il conformismo è il fatto grave: la difficoltà di
mettersi di traverso rispetto all’opinione comune. Il lavoro della commissione
è stato importante perché ha messo a fuoco questo. Il che non significa buttare
via tutta la Toscana e la sua storia. Tutt’altro. Anche sul commissariamento:
la cooperativa oggi esiste, le lancette indietro su come è cresciuta non si
possono mettere. Oggi c’è ed è una realtà produttiva importante. Va tutelata,
ma non così come è oggi in mano alla setta. Il Forteto è una setta. Fiesoli si
faceva lui chiamare ‘Il Profeta’, non noi. L’invocazione del commissariamento
della cooperativa è un atto politico forte, vero, ma va nella direzione di
tutelare la cooperativa sfilandola alla setta».
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