venerdì 13 gennaio 2017

Rogo ex Aiazzone, Mugnai (FI) interroga la giunta toscana: «Rivedere il modello toscano di accoglienza: non è all’altezza di gestire l’immigrazione in modo umano e sostenibile»

Scene dall'inferno ex Aiazzone
Forza Italia: «Quante altre situazioni simili ci sono in Toscana?»

Numeri, spiegazioni, proposte, intenzioni: all’indomani del rogo all’ex mobilificio Aiazzone di Sesto Fiorentino in cui ha trovato la morte uno degli occupanti, il capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale Stefano Mugnai (che del partito è anche coordinatore regionale) chiede alla giunta regionale un punto sul fatto specifico e sui perché e i per come politici che ne abbiano consentito il verificarsi. Ma Forza Italia, anche con il responsabile nazionale immigrazione Giorgio Silli, vuol sapere anche se esistano altri casi di situazioni simili, e domanda tutto questo all’interno di un’interrogazione alla quale la giunta toscana dovrà rispondere nero su bianco.
Nell’introdurre i suoi quesiti Mugnai riassume la cronaca delle ultime ore, ricordando come da tempo lo sgombero di quello stabile fosse stato disposto dalla prefettura e come a più riprese esponenti politici più o meno locali abbiano tentato di accendere i riflettori su quella situazione. «Il modello di accoglienza regionale – è la riflessione che Mugnai affida al suo atto – non è in grado di gestire l’immigrazione in maniera umana e sostenibile» e «la percezione dell’inefficienza del modello è percepita anche dagli stessi migranti».

Quindi si passa alle richieste, con il capogruppo azzurro che dalla giunta toscana chiede di sapere «una stima degli occupanti l’ex mobilificio con e senza titolo di soggiorno», «i motivi per cui, nonostante l’ordine di sgombero del prefetto, a distanza di un anno risiedessero ancora in quell’immobile oltre 100 persone». Ancora, Mugnai domanda come mai «il sindaco non abbia ordinato la chiusura in muratura di porte e finestre onde evitare un nuovo accesso». Sul fronte di stretta pertinenza regionale, la giunta è chiamata a esporre «cosa pensa di fare adesso», perché non abbia proposto al comune di Sesto Fiorentino soluzioni alternative e «quali altre situazioni di irregolarità e abusivismo siano presenti in Toscana», oltre a «come si pensi di rivedere il modello toscano di accoglienza/immigrazione».