giovedì 17 novembre 2016

A Prato un ospedale piccolo piccolo, Mugnai e Mazzetti (FI): «Un Pd che si ingioiella con le patacche. E lo spreco lo paga la gente»

Forza Italia ricorda: «L’avevamo previsto fin dal progetto. E ora lo stesso problema si presenta anche al ‘gemello’ di Lucca»

L'esterno del Santo Stefano
C’era una volta un ospedale piccolo piccolo: quello di Prato che, col suo ‘gemello’ di Lucca, si presentava come insufficiente fin dal primo vagito del suo progetto. Lo ricorda, oggi che il Pd fa mea culpa mentre pensa a una nuova ala che faccia finalmente spiccare il volo al nuovo ospedale Santo Stefano, il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale della Toscana Stefano Mugnai (capogruppo di Forza Italia) che – insieme al coordinatore provinciale degli azzurri a Prato Erica Mazzetti – lancia l’affondo: «Questo Pd si ingioiella con le patacche, e lo spreco poi lo paga la gente. Perché questo nuovo ospedale, realizzato come i suoi altri tre ‘colleghi’ di project financing più per far vanto all’ex assessore alla sanità e oggi governatore Rossi che per qualificare l’ospedalità toscana, è troppo piccolo per due ordini di motivi: perché è piccino davvero e perché manca tutta la rete di sanità territoriale a fargli da necessario supporto, esito, prodromo e corollario. Quand’è che verranno finalmente realizzate, come prevede il sistema sanitario per intensità di cura?».
Per Forza Italia non c’è dubbio: «Con questa operazione il Pd si dimostra una volta di più per ciò che è, ovvero un partito che governa solo quanto gli è funzionale a generare consensi, con operazioni alla bell’e meglio, studiate a tavolino e non modulate sui bisogni territoriali. Oggi c’è in vista il referendum, e la sanità locale – incalzano Mugnai e Mazzetti – viene utilizzata come congresso interno al Pd con i renziani contro Rossi; e chissà se dopo il 4 dicembre dell’ampliamento annunciato si sentirà ancora parlare… Se questa è una condotta deprecabile sempre, in sanità diviene addirittura lesiva dei diritti delle persone. E intanto i soldi pubblici si spendono, e poi si rispendono per rimediare ai malestri di quando si sono spesi la prima volta. In più ci sono i costi per demolire il vecchio ospedale. Chi paga? I cittadini, sia in solido che quanto a disservizi».

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