Interrogazione del
Vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai (FI)
Ma
per dire no: anziché fare campagne contro la discriminazione gender come
ultimamente accade nelle scuole e biblioteche dell’Empolese Valdelsa, non si
potrebbe farne che invece insegnino il rispetto tout court alle persone, a prescindere dalle loro peculiarità,
facendo capire che le differenze sono arricchimento e non spauracchio? E’ la
riflessione che il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio
regionale della Toscana Stefano Mugnai
(capogruppo Fi) formalizza in un’interrogazione alla giunta regionale toscana a
cui chiede dati, cifre e luoghi della campagna Da vicino leggo meglio che comprende «manifesti e segnalibro
offerti dalle biblioteche del circuito Reanet, ma anche incontri nelle scuole
di ogni ordine e grado “per eliminare quelle barriere che ancora oggi esistono
riguardo all’orientamento sessuale e all’identità di genere”».
La
campagna «della Rete Ready – scrive Mugnai nel suo atto – della quale da anni
fa parte il Comune di Limite e Capraia, è stata estesa a tutti i Comuni
dell’Unione dei Comuni Circondario Empolese-Valdelsa» ed «è svolta in
collaborazione con l’associazione Ireos (Centro servizi comunità queer
Firenze)»
La
Regione per caso la finanzia? E semmai: in che misura? Concede il patrocinio?
Ne è informata? Questi i quesiti posti alla Regione dal leader di Forza Italia
che paventa «tentativi di inserimento nelle scuole di teorie di educazione di
genere non previste dal patto formativo». Per di più, osserva: «Non rassicurano
le parole dell’assessore alle pari opportunità Rosanna Gallerini del Comune di
Limite e Capraia, Ente capofila della suddetta campagna, quando afferma che gli
incontri nelle scuole hanno “l'obiettivo di contribuire alla decostruzione di
genere, vale a dire il superamento dei pregiudizi e dei ruoli stereotipati
della tradizione”».
«Sarebbe più opportuno – suggerisce
Mugnai – insegnare ai ragazzi il semplice rispetto delle persone
indipendentemente dal loro orientamento, senza addentrarsi in complessi
ragionamenti sull’identità sessuale, sulla fluidità dei sessi e sul concetto
perverso di gender (si è ciò che si
sente di essere e non quello che naturalmente siamo, uomini o donne)».
L’interrogazione prevede risposta scritta che, da regolamento, dovrà giungere
entro 60 giorni.
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